Siamo arrivati alla fine di questo 2016, e come tutti gli anni è giunto il momento di tirare le somme dell’anno passato, e riflettere su come vorrei che fosse il mio 2017.

E’ stato un anno ricco di cambiamenti, di nuove esperienze (lavorative e non), di grandi domande a cui ho cercato di dare risposta.

Sentivo dentro di me che qualcosa non andava, il modo in cui trascorrevo le mie giornate, lo schema lavoro-casa-guadagna-compra ha iniziato a starmi stretto, ho percepito il non senso di questa giostra perenne che ci fa essere dei soldatini programmati per consumare, sperperare, acquistare cose che non ci servono solo per mandare avanti la nostra società basata sul consumismo sfrenato..Poi mi sono imbattuta sul mondo del decluttering, della Generazione Zero, della decrescita felice.

Ecco ciò che cercavo.

Sono filosofie di vita simili tra loro, improntate al minimalismo, all’eliminazione del superfluo, per concentrarsi sull’essenziale e scoprire le vie della felicità.

Decrescita felice significa rifiuto razionale di ciò che non serve , uno dei suoi obiettivi è definire un sistema di valori in cui le relazioni affettive prevalgano sul possesso di cose, nasce in ambito economico ma si espande in ogni settore della vita.

Slogan dei seguaci della Generazione Zero è: “Less is more”, sottrarre per aggiungere.

Bene..Ma cosa c’entra tutto questo con la fotografia?

C’entra eccome, almeno su due livelli: “La perfezione non si ottiene quando non c’è più nulla da aggiungere, bensì quando non c’è più nulla da togliere”, scriveva Antoine De Saint-Exupery.

Allo stesso modo, una buona fotografia è quella che include solo l’essenziale, che semplifica, elimina, toglie il superfluo, che crea “ quella combinazione tra verità e bellezza chiamata arte” scriveva I. Allende in “Ritratto in seppia”, e ancora: “E’ una ricerca soprattutto spirituale. Cerco verità e bellezza nella trasparenza di una foglia d’autunno, nella forma perfetta di una chiocciola sulla spiaggia, nella curva di una schiena femminile, nella consistenza di un vecchio tronco d’albero e anche in altre sfuggenti forme della realtà. Alcune volte, mentre lavoro su un’immagine nella mia camera oscura, fa la sua comparsa l’anima di una persona, l’emozione di un evento e l’essenza vitale di un oggetto, e allora il cuore mi trabocca di felicità e libero il pianto, non riesco a farne a meno”.

La felicità è una cosa semplice.

L’altra corrispondenza tra queste filosofie e la fotografia l’ho trovata nel mio modo di lavorare, nel motivo che mi fa amare questo lavoro, che mi fa alzare ogni mattina con l’idea che in qualche modo possa contribuire a regalare un po’ di verità e gioia alle persone: mi concentro sulle emozioni, sulle relazioni, sulle passioni..Sulle cose vere e importanti della vita, almeno dal mio punto di vista.

Non sono una fotografa tecnica, non mi importa che sia tutto perfetto o di allestire un set con mille oggetti per fotografare un bambino, basta il suo sorriso, lo sguardo complice con i suoi genitori; sono una fotografa, ma prima di tutto una persona, che cerca di guardare dentro, di cogliere l’essenza, quell’attimo in cui è racchiusa la magia, in cui tutto ciò che c’è è essenziale, necessario.

Sono felice quando una persona che ho fotografato mi dice che ho saputo cogliere ciò che è, che in quelle foto si riconosce e si riscopre allo stesso tempo, quando le coppie di sposi si commuovono vedendo le foto del loro matrimonio, quando durante le sessioni fotografiche si divertono e hanno l’occasione di passare del tempo insieme, lontano dai mille impegni quotidiani.

Vita e fotografia si comportano in modo simile, raggiungono la loro massima espressione nel momento in cui si liberano dal superfluo per rivelare tutta la loro verità e bellezza, un po’ come un blocco di marmo che viene scalfito fino a raggiungere la forma che ha già dentro di sé..

Allora proviamo ad eliminare qualcosa che non ci serve, per fare spazio a qualcos’altro di più importate, liberiamo la mente ed apriamo il cuore.

Questo è ciò che auguro a voi e a me 🙂